Il numero 1 di "Orfani", la nuova collana fantascientifica della Sergio Bonelli Editore ha esordito nelle edicole il mese scorso destando grande interesse ma anche un vespaio internettiano fatto di critiche feroci e di polemiche spesso gratuite.
Ma del resto Roberto Recchioni, sceneggiatore della serie, è ormai abituato al frastuono che si eleva all'interno della Rete ogni qual volta viene alla luce un suo nuovo lavoro.
"Orfani" è, per impianto e tipo di narrazione, un prodotto Bonelli-style duro e puro: un fumetto confezionato in maniera superprofessionale, agile, lineare e denso di espliciti richiami alle fonti più svariate dell'immaginario collettivo.contemporaneo.
Un fumetto mainstream nel senso più alto del termine, insomma.
E' anche bene dire che "Orfani" - con precisa scelta filosofica - non prevede come target quel pubblico over-35 già abituato a destreggiarsi da solo nel mare magnum della narrativa di genere.
E' assodato, infatti, che chi sa muoversi a menadito tra fumetti, film, serie TV e letteratura popolare di ogni epoca e latitudine, davanti a un serial come "Orfani" può solo provare un'inevitabile sensazione di già visto.
Ma "Orfani" non rappresenta una sterile rimasticatura di qualcosa. E', anzi, un fumetto "cannibale" e pulp così come lo erano collane classiche come "Zagor", "Il Piccolo Ranger" e "Mister No".
Un fumetto che si rivolge a lettori di nuova generazione, abituati all'entertainment digitale e potenzialmente attratti da un comparto grafico che deve a tutti i costi competere con Halo, Call of Duty, GTA nonché con gli ultimi blockbuster cinematografici in stereoscopia. Da qui la decisione editoriale, da considerarsi storica per la Bonelli, di dare per la prima volta alle stampe una collana concepita interamente a colori.
E se è vero che le idee sono come frutti che girano nella noosfera per essere colti da chiunque quando la situazione storico-sociale li porta a maturazione, desta comunque meraviglia il fatto che l'assunto centrale del plot di "Orfani" assomigli così tanto a quello del romanzo Ender's Game di Orson Scott Card, la cui versione cinematografica diretta da Gavin Hood e interpretata da Harrison Ford ha appena debuttato nei cinema del nostro Paese.
Quell'Orson Scott Card - autore finito di recente sotto processo da parte dell'opinione pubblica per alcune sue affermazioni nettamente contrarie all'omosessualità - che oltre a romanzi di fantascienza e di fantasy spesso candidati ai Premi Hugo e Nebula, ha anche scritto sceneggiature per la Marvel (Formic Wars, per esempio, disegnata dal nostro Giancarlo Caracuzzo) e della DC Comics ("The adventures of Superman").
Mettiamo subito al bando ogni equivoco: ribadisco che tra "Orfani" ed Ender's Game non esiste alcun rapporto di "influenza" diretta. L'opera di Orson Scott Card - da cui è poi derivato un intero ciclo - è stata pubblicata nel 1985 e "Orfani", prima che a ottobre uscisse il numero 1, ha avuto una fase di gestazione durata circa quattro anni. Vale a dire, molto prima della messa in produzione del film di Hood.
Però è interessante e sorprendente notare come le idee partorite dalla mente degli esseri umani riescano a rincorrersi nello spazio e nel tempo, senza sosta, sovrapponendosi e alimentandosi le une con le altre.
Il secondo numero di "Orfani" - intitolato Non per odio ma per amore - uscirà tra tre giorni, sempre su soggetto e sceneggiatura di Recchioni, che stavolta non sarà coadiuvato da Emiliano Mammucari (referente grafico della serie e disegnatore del primo albo), ma da Alessandro Bignamini, le cui tavole saranno impreziosite dai colori di Annalisa Leoni.
Anche in Non per odio ma per amore la storia è suddivisa in due parti: la prima ambientata durante la pubertà dei protagonisti, quando - dopo un apocalittico attacco alieno - si sono ritrovati privi di qualsiasi affetto parentale e sono stati reclutati quasi a forza in un centro d'addestramento concepito per trasformarli in macchine da guerra.
Qui Recchioni, Bignamini e Leoni approfondiscono le modalità di addestramento alle quali vengono sottoposti i ragazzini, evidenziando la crudeltà spartana degli insegnamenti guerreschi che vengono loro impartiti.
Nel secondo atto, invece, si può assistere al prosieguo della missione degli Orfani - ormai divenuti adulti e trasformati in un corpo d'elite quasi supereroistico - sul lontano e misterioso pianeta alieno dal quale è presumibilmente scaturito l'attacco alla Terra.
Lo sguardo dei narratori stavolta punta ad approfondire la natura singolare delle creature che nel primo numero avevano cercato di respingere le forze militari terrestri sbarcate sul pianeta, a caccia del nemico interstellare.
Boyscout, il leader del gruppo, e Angelo Custode, pilota ed esperta di armamenti pesanti, si recano in avanscoperta ritrovandosi a fronteggiare non solo un'immane orda di extraterrestri ostili, ma anche alcuni nuovi misteri - riguardanti la loro struttura sociale, la loro cultura e la loro capacità di non essere intercettati dai radar - di difficile decifrazione.
Al di là dell'azione, tuttavia, è un altro l'evento destinato a catalizzare l'attenzione dei lettori: Boyscout e Angelo Custode - una personalità bellicosa, quest'ultima, che ricorda il Tetsuya Tsurugi de Il Grande Mazinga - si amano. Ed è proprio nel corso del loro spettacolare confronto con gli alieni che perverranno a una decisione sorprendente e gravida di conseguenze.
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