E da qualche giorno che penso a David Fincher.e al fatto che non ho ancora avuto modo di vedere la versione da lui diretta di Uomini che odiano le donne (che resta in attesa sull'hard-disk del mio decoder MySky).
Non solo. Pensavo anche a come le cose colte dal suo sguardo siano entrate entrate a far parte fin da quando ero adolescente (vale a dire, nell'età in cui questo accade con maggiore rapidità e virulenza) del mio immaginario visivo.
Ed è accaduto nella prima metà degli anni Ottanta, col traino di canzoni come queste, che all'epoca erano trasmesse una tantum da Mister Fantasy (la trasmissione diretta da Carlo Massarini). Videoclip che tendevo a introiettare immediatamente nel cervello, altrimenti: col cazzo che avrei potuto rivederle in qualche modo.
Erano micro-opere attraverso le quali entravo per la prima volta in contatto con le atmosfere del noir e del thriller, riproposte in una versione sincopata e postmoderna, piena luci taglienti e romanticismi estetizzanti...
... esattamente come cercava di fare, nello stesso periodo (anno più, anno meno), Frank Miller col suo ciclo di "Daredevil".
Le visioni di David Fincher sono, insomma, diventate - senza che ne fossi cosciente - anche le mie visioni, rincorrendosi e incontrandosi/scontrandosi per tutta la mia/sua vita. Guardando un film come Panic Room, per esempio...
... e ritrovando quell'approccio agli ambienti e agli oggetti in altre micro-storie. Che fanno sempre parte di me.
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