Associazione culturale; organo d'informazione e di critica; biblioteca; ente organizzatore di mostre ed eventi; luogo d'incontro e di socializzazione dove si tengono corsi di fumetto, illustrazione e sceneggiatura; fucina di cartoonist affermati a livello nazionale e internazionale. Il Centro Fumetto Andrea Pazienza di Cremona, coordinato dall'amico Michele Ginevra, è questo e altro ancora. Una realtà unica nel nostro Paese, sempre in prima linea nel proporre arte e cultura utilizzando come strumento principale la cosiddetta narrativa disegnata.
Il mese scorso, il Centro Fumetto Andrea Pazienza ha celebrato i suoi 25 anni di attività (venne inaugurato, infatti, nell'ottobre del 1988). Un evento che i responsabili dell'ente comunale hanno scelto di celebrare attraverso un'esposizione-catalogo incentrata su 150 tavole originali tratte da fumetti di ogni epoca e di ogni nazionalità opportunamente commentate attraverso didascalie redatte da tutti coloro che con questa straordinaria realtà cremonese si sono ritrovati in vari modi a collaborare.
A cavallo tra gli anni Novanta e la prima metà del nuovo secolo ho avuto anch'io il privilegio di partecipare alle attività del Centro Fumetto, scrivendo soprattutto recensioni, approfondimenti e saggi per la rivista ufficiale dell'ente, quella "Schizzo" che è ormai entrata nella storia delle pubblicazioni italiane dedicate al fumetto.
Inevitabile, quindi, che Michele Ginevra mi chiedesse di commentare una delle tavole - tutte fornite dai possessori dalla ricca collezione Nahmias - inserite nella mostra celebrativa. Una tavola non a caso tratta da una delle opere a fumetti che hanno segnato maggiormente la mia vita sotto ogni punto di vista, culturale, professionale, emozionale e umano: L'Eternauta di Hector G. Oesterheld e Francisco Solano Lopez.
Avevo un limite prefissato di battute (circa 500) per la didascalia d'accompagnamento alla tavola. E la necessità di dover comunicare alle persone che vi si accostavano - tra i quali bisognava tener conto di coloro che de L'Eternauta non conoscevano proprio nulla - ciò a cui quel lavoro rimandava.
La tavola ve la propongo qui, assieme alla didascalia.
A voi il compito di stabilire se il testo a corredo dell'immagine funziona o meno:
"Buenos Aires, 1958. L'invasione extraterrestre è iniziata. gli abitanti della città sono stati sterminati dalla nevicata radioattiva utilizzata come arma di distruzione di massa dai Loro, l'arcana razza intergalattica che ha scelto la Terra come territorio di conquista.
Una sequenza narrativa apparentemente statica, ma in realtà densa di tensione emotiva e psicologica. E i personaggi che si allontanano nell’ultima vignetta lasciano presagire, in chiave metaforica, la futura, devastante dittatura dei colonnelli in Argentina."
Juan Salvo e i suoi amici sopravvissuti sono stati testimoni, nel giro di poche ore, di orrori indicibili. L’arrivo di una pattuglia dell’esercito sembra donare una parvenza di riorganizzazione e di speranza. Ma l’agghiacciante prolessi a cui lo sceneggiatore Hector G. Oesterheld ricorre nel cartiglio finale della tavola disegnata da Francisco Solano López, toglie ogni dubbio ai lettori: le cose sono destinate ad andare inevitabilmente per il verso sbagliato.
Nessun commento:
Posta un commento