21 gen 2008

Battle Pope


Il Papa nel nostro Paese gode di una libertà d’espressione sconfinata.

Gli è permesso dire di tutto, può sparare qualsiasi cosa – dalla più grande stronzata alla più grande verità – certo che i media italiani, ossequiosi e ossequianti, riportino integralmente ogni singola parola.

Benedetto XVI è un rissoso bigotto reazionario propenso a esibirsi in deliri dogmatico-concettuali. Ma quei deliri dogmatico-concettuali possono disporre di una cassa di risonanza senza limiti.

Il TG1, innanzitutto, che dedica alla Santa Sede almeno 5 minuti di servizi giornalieri per ogni edizione principale. Anche quando non c’è nulla da riportare.

Il TG2, pronto a impallinare ad alzo zero un Adriano Sofri colpevole di aver ribattuto intellettualmente – e con grande civiltà – ad alcune considerazioni di Ratzinger sulla figura di Gesù di Nazareth.

Tutto lo schieramento telegiornalistico berlusconiano: cattolicesimo e culi al vento, com’è giusto che sia.

Un Parlamento italiano spesso disposto a zerbino e pronto a rispondere acriticamente ai diktat d’oltre-Tevere

Ora, che a Benedetto XVI sia stato impedito di andare all’Università La Sapienza è una palla di proporzioni bibliche (!).

Non è vero che c’erano problemi di sicurezza – smentiti ufficialmente da Palazzo Chigi e dal Ministero degli Interni – e se ci fosse andato avrebbe potuto parlare, nonostante gli eventuali contestatori.

Il problema per il Papa era solo ed esclusivamente mediatico.

Il Santo Padre è un’autorità spirituale la cui immagine per funzionare ha bisogno di un minimo di ieraticità e di scene di massa grondanti consenso incondizionato.

Fateci caso: il Papa viene ripreso da solo, nell’intimità (anche domestica), durante i suoi incontri con capi di stato ed esponenti politici e della società umilmente prostrati, idolatrato da bagni di folle urlanti.

Il Papa non viene mai posto in una situazione di confronto dialettico, men che mai aspro o conflittuale.

Alla Sapienza il rischio era quello di porre Ratzinger di fronte a una situazione di conflitto che avrebbe promulgato dei messaggi pericolosissimi per il Vaticano.

Quello che il Papa è apertamente contestabile.

Quello che se contesti il Papa poi non sei colpito da fulmini divini.

Quello che se per farti ascoltare – visto che il Papa ha centinaia di telecamere che lo seguono giornalmente mentre tu nessuna – devi urlare contro il Papa per rendere noto a lui e ad altri che i dogmi non fanno parte dell’insegnamento universitario e che quindi un’autorità religiosa cattolica arrogante e reazionaria non ha nulla da insegnarti, poi non si materializza il volto di Dio per sputarti in faccia qualche condanna ultraterrena.

Da non cattolico, ho amato molto la figura di Albino Luciani, quel Papa Giovanni Paolo I che nel corso di un’udienza arrivò a condannare addirittura il concetto di proprietà privata.

Ma questo Ratzinger anti-conciliare, questo pontefice che passa per vittima dell’anti-democrazia per poi bearsi di 200.000 pecoroni accorsi in Piazza S.Pietro a tributargli una solidarietà mal spesa, è davvero un insopportabile personaggio che va ad arricchire un pantheon di personalità pubbliche altrettanto insopportabili.


Battle Pope è una creazione di Robert Kirkman e Tony Moore.

4 commenti:

Francesco ha detto...

spero di non essere un po' off topic, ma Battle Pope -il fumetto- visto che lo vedo spesso citato su molti siti, vale la pena?

di ratzi che non vale la pena lo si sa già.

bel post!

Anonimo ha detto...

Robert Kirkman è uno sceneggiatore che viaggia sempre su buoni livelli.

Battle Pope ha una forza sincera ed è divertente.
Non aspettarti nulla di trascendentale comunque (in senso qualitativo e non contenutistico, ovviamente... eheheheheh!)

AlexDinox

Davide ha detto...

beh e io che mi preoccupavo per te per il post su mastella (che scrivessi cose troppo dure e ti esponessi troppo!)...

qui le cose peggiorano!

senza considerare che al 99% sottoscriverei quello che hai detto

Davide ha detto...

il link che linka gli ultimi tuoi due topic


http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200801articoli/29482girata.asp