11 apr 2007

Come ti muovi, così sbagli

Il serial televisivo 24 è straordinario per motivi che a volte non è facile sviscerare.

Ciò che immediatamente salta all’occhio dello spettatore più smaliziato è l’ottimizzazione dei più abusati luoghi comuni dell’avventura seriale: decenni di narrativa d’appendice raffinata e sintetizzata per il nuovo secolo.

C’è, poi, l’addensamento vorticoso del tempo e dello spazio che ben coglie la velocità e le urgenze di un’epoca segnata e – per certi versi – devastata dallo spettacolo e dall’informazione in real time.

C’è un gran lavoro di sceneggiatura, una conoscenza spaventosa delle regole sintattiche televisive e cinematografiche, interpretazioni mai sopra le righe in sequenze quasi sempre sopra le righe, una soundtrack che – con l’evolversi delle stagioni – diventa sempre più presente e incalzante.

Ma ci sono anche cose situate talmente in primo piano da apparire di fatto – e a torto – defilate, marginali.

Il cicalio del sistema di comunicazione interno al CTU, per esempio, che segna le iterazioni e i cambi di mano di un gruppo che non agisce per niente come un’unità antiterrorismo ma piuttosto come una mega-ditta impegnata a resistere al tentativo di acquisizione ostile da parte di una qualche aggressiva multinazionale.


In 24 non esistono agenti segreti, ma è presente l’intero universo dei colletti bianchi trasportato in una dimensione spionistica, votata all’azione, che si riconosce in un unico eroe.

I veri interlocutori dell’eroico Jack Bauer sono gli impiegati di banca, gli addetti agli sportelli degli uffici postali, i segretari amministrativi dei plessi scolastici. E la finalizzazione dell’impresa passa attraverso la trafila delle dinamiche aziendali occulte e palesi: carrierismo, ambizioni personali, correttezza e/o scorrettezza professionale, invidie, gelosie, ripicche, equivoci, scambi di favori, nevrosi, fedeltà e/o infedeltà, doppi giochi, errori, successi, sacrifici, ecc.

In 24 i fantasmi del World Trade Center e l’esercito infinito di persone che combattono ogni giorno la quotidianità e le paure contemporanee, si ritrovano in una spettacolare epifania, in una rappresentazione catartica che riesce a recuperare anche quella che è una profonda caratteristica delle tragedie greche rielaborata in salsa popular, ovvero: come ti muovi, così sbagli.

Non esiste azione positiva alla quale non corrisponda immediatamente una conseguenza negativa.

Devi impedire il rilascio di un virus nel centro di Los Angeles? Ti tocca sparare in testa a un collega, giustiziandolo.

Devi salvare la vita a qualcuno? Automaticamente ti fai sfuggire dalle mani un terrorista che se ne va ad ammazzare centinaia di persone.

Sventi un complotto governativo? Perdi la donna che ami.

Devi salvaguardare a tutti i costi la custodia di un prigioniero? Un tuo amico ci rimette la pelle.

Ti fidi di una persona? Prima o poi ti tradirà e/o morirà e/o sarà costretta a operare contro di te.

Vieni a capo di una minaccia? E’ la punta di un iceberg che rinvia a una minaccia ancora più elevata.

Sei un eroe? Ti martirizzano e ti bistrattano come se fossi Cristo in croce.

24 non appare, quindi, come un semplice telefilm: è la cristallizazione di uno zeitgeist, la messa in scena drammatizzata dello scacco esistenziale che domina i nostri tempi: ogni scelta è possibile, nessuna scelta è giusta. Esistenzialismo sartriano allo stato brado.

E’ la logica che informa anche una delle saghe cinematografiche di maggior successo dell’ultimo lustro, quella di Saw – l’enigmista, dove la possibilità di scegliere il proprio destino costituisce sempre e comunque l’anticamera di un orrore indicibile, spettro di un’impasse epocale, di un’ansia schiacciante, di un tremore globalizzato.

E’ questa inquietudine generalizzata ha saputo ben coglierla – come al solito – anche il mondo della pubblicità.
Ci avete fatto caso? I messaggi pubblicitari non sono più “a senso unico”, non veicolano più dati di fatto, non ti guidano lungo la strada maestra.
Il prodotto non è il fine del messaggio, ma il brand esclusivo che ti accompagna in un mare infinito di scelte, giuste o sbagliate che siano (più sbagliate che giuste).

La Mini guidata dal genio Eugenio non risolve la tua vita, ma ti traghetta in un mondo di azioni pazze e insondabili, tragiche e divertenti insieme.


La birra Beck's non è il tuo feticcio, ma una bevanda che ti segue nella vita che ti stai creando rendendola magari piacevole pur senza influire su di essa.

Perché alla fin fine – come affermerebbero i comici Greg e Lillo – sono proprio, sempre, solo e soltanto cazzi tuoi.

La vignetta iniziale è tratta dal sito serialtv.it

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